giovedì 7 gennaio 2010

Verso l’ accompagnamento nei percorsi di inclusione sociale

Negli ultimi anni parlare di dispersione scolastica significa sicuramente descrivere un fenomeno complesso, che racchiude in sé diversi aspetti, come i ritiri, le ripetenze e i drop-out (termine quest’ultimo che suggerisce l’idea di un qualcosa che si “dissolve”). Riteniamo che la dispersione scolastica, come fenomeno umano, contenga aspetti cruciali relativi allo sviluppo della persona e al contesto antropico. Il primo aspetto è che sono soprattutto gli adolescenti (in particolare la fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni) a “disperdersi” nelle scuole. Un secondo aspetto importante riguarda invece, una dimensione più profonda e psicologica del fenomeno che è connessa al particolare momento della vita che attraversa il giovane. A tal proposito, riuscire a livello preventivo a contenere la dispersione scolastica, significa anche cercare di contenere i vissuti di solitudine dell’adolescente (che spesso, a livello più o meno consapevole, vengono alimentati dalla scuola stessa), il suo sentirsi non compreso, o nei casi più preoccupanti, il suo ritenersi “insufficiente” nella vita. Il fenomeno si affronta considerando il problema del disagio adolescenziale e i suoi risvolti a livello scolastico (in senso sia individuale sia collettivo) ed il problema della prevenzione a partire dall’ambiente scolastico stesso. La complessità degli interventi finalizzati alla promozione sociale, alla prevenzione, alla riduzione del danno, al recupero ed inserimento sociale comporta una particolare attenzione alle funzioni di accompagnamento che caratterizzano la relazione con i target tipici del lavoro sociale: minori, giovani, nuclei familiari svantaggiati. Come è possibile rilevare già da queste esperienze , la funzione di accompagnamento si evidenzia per la sua trasversalità rispetto sia alle professioni sociali interessate alla sua implementazione, sia rispetto ai sistemi organizzativi e comunitari coinvolti. L’analisi della funzione di accompagnamento rappresenta un’opportunità strategica per una lettura più organica delle policy di inclusione sociale e delle dinamiche che caratterizzano il lavoro sociale e negli istituti scolastici. In particolare, per la sua trasversalità la funzione di accompagnamento al tempo stesso dipende da e stimola una coerente sistematizzazione del comparto delle professioni sociali. L’accompagnamento scolastico e sociale svolto nelle scuole:

1. Scuola Media Statale “Puccini” Casoria – (NA)

2. Scuola Media Statale “Ludovico da Casoria” (NA)

3. Istituto “Geremia Piscopo” di Arzano (NA)

4. Istituto Comprensivo “Pascoli 2” di Secondigliano (NA)

5. Direzione Didattica di Orta di Atella (CE)

6. Istituto Comprensivo “Palizzi” di Casoria (NA)

7. Scuola Media Statale “Vico” di Arzano (NA)

8. Istituto Superiore “Guglielmo Marconi” Giugliano (NA)

9. 3° Circolo Didattico Statale “G. Carducci” di Casoria (NA)

10. I. T. C. S. “E. Sereni” di Afragola (NA)

assume le caratteristiche di un intervento di sistema (dentro e fuori la scuola) che si sviluppa in un quadro multidimensionale a più variabili di carattere sia inter-organizzativo che intra-organizzativo. Lo sviluppo delle funzioni di accompagnamento, dunque, può procedere solo parallelamente allo sviluppo e al consolidamento dei nodi di scambio e negoziazione tra i vari attori coinvolti nella programmazione e gestione dei percorsi di inclusione sociale.

Quindi, tra le varie attività avviate sociali e formative dal progetto La Strada Maestra, quella relativa alle prassi di accompagnamento di soggetti in difficoltà e a rischio di esclusione sociale è finalizzata ad analizzare le dimensioni operative ed organizzative delle funzioni di accompagnamento. In esito a tale percorso è prevista la realizzazione di interventi formativi e di sostegno, dentro e fuori gli istituti scolastici coinvolti, finalizzati al sostegno alla didattica, alla qualificazione delle funzioni di accompagnamento, sia sul piano della loro progettazione e valutazione che sulla loro effettiva attuazione nella relazione con le diverse tipologie di utenza (ed inserite quindi all’interno di percorsi di accoglienza ed inserimento o reinserimento socioeducativo, ecc.). Attraverso tali attività si vuole pertanto procedere in direzione di un affiancamento sul campo di genitori e docenti, degli operatori sociali e quindi delle reti di welfare locale valorizzando la dimensione dell’accoglienza del bisogno sociale e dell’accompagnamento dei soggetti in condizioni di svantaggio sociale. La prima fase del percorso ha previsto un lavoro di approfondimento attraverso un lavoro di osservazione in ambito scolastico, di interviste a testimoni ed interlocutori privilegiati (docenti di sostegno, etc.) afferenti al mondo scolastico, un lavoro di scambio con coloro che si occupano di politiche e servizi sociali, ad operatori dei servizi territoriali. Le interviste hanno consentito di acquisire numerosi elementi di conoscenza in merito alla dimensione concettuale delle funzioni di accompagnamento, alle dimensioni delle competenze nonché agli aspetti più direttamente correlati alla sfera organizzativa della stessa didattica e degli interventi sociali. Sono emersi inoltre interessanti evidenze circa le interazioni tra le azioni di policy locale e l’efficacia dell’accompagnamento sociale. Nella seconda fase sono stati effettuati interventi su singoli casi (minori a rischio sociale) o intere classi. L’esclusione sociale di soggetti “a rischio” ha rappresentato una condizione legata ad una molteplicità di fattori, che hanno limitato la presa di coscienza delle capacità residue, latenti, di un minore mettendo a repentaglio la sua integrità e il suo benessere globale. L’urgenza di una riflessione approfondita e una operatività, su questo tema, e di una messa a punto di politiche sociali di intervento nasce sostanzialmente da due condizioni: - l’intreccio dei diversi fattori che, in una crescente complessità sociale e culturale, concorrono al rischio di esclusione (non sono infatti più soltanto determinate ed evidenti condizioni di precarietà esistenziale che producono disagio e marginalità, ma una complessità di concause, spesso sfuggenti nelle reciproche influenze, che richiedono nuove e più articolate chiavi di lettura); - la tradizionale “contrapposizione statica fra gli in e gli out, che nasconde l’erosione delle posizioni intermedie”[1]. L’esclusione sociale può generare una catena di reazioni che evidenziano la complessa compenetrazione di piani di vita di cui la stessa marginalità si alimenta: conflittualità, tensione, impoverimento e diminuzione della coesione sociale e del senso di comunità. Attraverso i meccanismi dell’etichettamento, nei gruppi degli esclusi si rinforzano i comportamenti che sono stati motivo di esclusione. È dunque di un pensiero ampio che la polarità inclusione/esclusione ha bisogno per lasciare intravedere altri piani di leva, un pensiero che sappia recuperare ed esplicitare orientamenti di valore in relazione ai meccanismi di funzionamento della società, che superi divisioni, distanze, contrapposizioni (ad es. tra inclusi ed esclusi, poiché sempre più i soggetti “in” sono a rischio di essere “out” in ogni momento della loro vita e per motivi che sfuggono al loro controllo e ad una relativa prevedibilità): gli stessi esclusi, e ancor più i soggetti a rischio di esclusione, devono essere assunti quale parte attiva per comprendere e contrastare dinamiche e situazioni che generano disagio e spingono ai margini della socialità. In tal senso la partecipazione attiva degli esclusi, anche in forme organizzate, costituisce un elemento chiave per lo sviluppo di strategie efficaci di contrasto all’esclusione sociale. Esclusione sociale è uno stato di povertà nel quale l’individuo non può accedere alle condizioni di vita necessarie per soddisfare i suoi bisogni essenziali (cibo, salute, istruzione, ecc.) e per vivere esperienze positivamente partecipative all’interno dei contesti sociali nei quali si vive. In questa prospettiva, dunque, soggetti socialmente esclusi sono tutti quei gruppi di cittadini le cui competenze ed abilità partecipative alla vita sociale sono compromesse in misura rilevante. Con riferimento a questo sfondo di analisi, le dimensioni della funzione di accompagnamento nell’ambito del lavoro sociale, si caratterizzano per gradi di autonomia e si riferiscono all’accompagnamento in condizione di svantaggio verso obiettivi di autonomia ed inclusione sociale, all’accompagnamento allo sviluppo di comunità, all’accompagnamento come azioni di sistema. Si è già posto l’accento sul fatto che l’esclusione sociale sia uno dei fenomeni più diffusi della nostra società e che essa riguardi soprattutto i soggetti definiti fragili, a rischio, in talune circostanze, di cadere in una completa condizione di isolamento dal contesto sociale e lavorativo. Molti (e molto differenti tra loro) sono i soggetti ad esserne esposti. Tratti comuni rimandano al tema dell’identità e della partecipazione alla vita collettiva, degli spazi sociali, dell’appartenenza e della reciprocità. La fragilità di un individuo/gruppo esprime il grado di esposizione ai fattori di rischio da considerare in relazione alle possibilità che i soggetti incontrano di comunicare, esprimersi e alle possibilità di accedere alle risorse ed opportunità sociali. Dr. Giuseppe Errico

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