lunedì 18 gennaio 2010

L'orientamento nel processo decisionale

Per chi scrive orientare significa mettere, fondamentalmente, in alcuni contesti (famiglia, scuola, lavoro, etc.) un giovane nella condizione di prendere coscienza di sé, delle proprie potenzialità/limiti e di far fronte, per l’adeguamento dei suoi studi e/o della sua professione, alle mutevoli esigenze della vita, con il duplice obiettivo di contribuire al benessere personale, al progresso della società (un giovane inserito nella società è pur sempre un obiettivo sano per una società democratica…) e di raggiungere il pieno sviluppo della persona. L’orientamento deve essere inteso come una modalità educativa permanente, volta alla promozione dello sviluppo della persona e dell’inserimento attivo nel mondo del lavoro e della vita sociale, rispettando la libertà delle scelte individuali. Quindi l’orientamento assume il vero e profondoo significato di aiutare una persona (non solo un giovane) ma anche un gruppo o una classe, ad affrontare un processo decisionale per giungere ad assumere una determinata scelta per il futuro. Nell’ambito di tali prassi il giovane deve essere considerato come l’agente principale del suo sviluppo e, ogni scelta, deve avere l’individuo al centro dell’attenzione. Ovvero tale presa di decisione deve maturare all’interno di un progetto personale, di una motivazione, di una scelta. In altri casi l’orientamento può essere visto anche come una decisione auto-orientativa. Allora si tratta solo di offrire qualche piccolo elemento strategico e per raggiungere i propri obiettivi. Tuttavia è, quasi sempre, necessario considerare l’individuo nella sua globalità e, quindi, nelle sue diverse dimensioni psicologiche: gli aspetti cognitivi, quelli affettivo-emotivi e quelli sociali. Nella vita alcune situazioni possono presentarsi come “eventi di transizione”, come situazioni critiche e negative. Ciò puo’ comportare, anche se non sempre, uno stato temporaneo di disorganizzazione, caratterizzato da una difficoltà dell’individuo nel fronteggiare l’evento; in taluni casi si possono utilizzare gli strumenti cognitivi ed emotivi abitualmente usati per risolvere i problemi che si presentano. La capacità di gestire una situazione critica chiama in causa sia una componente emozionale, legata ai vissuti soggettivi dell’esperienza, sia una componente cognitiva, legata cioè all’adeguatezza delle mappe o degli schemi cognitivi utili per interpretare una situazione inaspettata o diversa rispetto a quelle sperimentate fino a quel momento. Non è dimostrato che tutte le situazioni di transizione siano portatrici nella stessa misura di stress socio-psicologico. Affinché una situazione lo diventi deve innanzitutto essere percepita dal soggetto come un problema e come una minaccia per la propria identità, dal momento che gli viene richiesto di valutare la definizione di sé su cui ha fondato al propria esperienza storica fino a qual momento o di riorganizzare alcune sue dimensioni portanti. E’ possibile che le diverse situazioni di transizione psicosociale (relative al processo di orientamento), incrociando il tipo di evento o di fattore scatenante possono produrre:
• eventi di transizioni connesse ai processi decisionali cioè a momenti inerenti le scelte che segnano l’evoluzione della carriera scolastica e/o lavorativa;
• eventi di transizione connesse all’impatto o all’inserimento in nuovi contesti formativi o sociali o culturali;
• eventi di transizioni che si caratterizzano per un vuoto o un’assenza di impegno (formativo o lavorativo) nei confronti di ruoli considerati dal soggetto non idonee.
Nelle situazioni di transizione connesse alle scelte vengono chiamati in causa fattori la cui diversa interazione può portare a elaborare decisioni assai distanti fra loro: - un fattore è riconducibile all’insieme che l’individuo ha a disposizione a proposito di se stesso in un dato momento della sua esperienza di vita (elementi di auto-percezione, immagine di sé); un altro fattore, che incide sulla presa di decisione, viene identificato nella gamma di significati e di valori che l’individuo si costruisce all’interno dei propri gruppi sociali di appartenenza (immagine del giovane nella scuola e nel lavoro); un ultimo fattore in grado di pesare sulla decisione fa riferimento alla rete di condizionamenti, di vincoli, di contingenze e di opportunità presenti nell’ambiente e nella storia del singolo (elementi situazionali e di contesto).
Concludendo l’orientamento è sempre più un processo continuo che segue l’individuo lungo l’intero arco della vita e riguarda sia i giovani che gli adulti. Molte trasformazioni richiedono cambiamenti e riconversioni. Quindi l’orientamento è diretto a tutti coloro che devono scegliere: giovani e adulti che cercano nuove strade, lavoratori in mobilità, donne in rientro, ecc

ANGELA LA TORRE

Nessun commento: