mercoledì 13 gennaio 2010

Dispersione scolastica: che fare?

Negli ultimi anni, questa sembra essere stata la domanda di fondo di numerosi studi e prassi sull’argomento. E’ fuori di dubbio che discutere di dispersione scolastica significa sicuramente descrivere un fenomeno complesso, che racchiude in sè diversi aspetti, come i ritiri, le ripetenze e i drop-out, termine quest’ultimo che suggerisce l’idea di un qualcosa che si “dissolve”. Pertanto la complessità degli interventi, come nel nostro caso attuati nell’ambito di un progetto sociale “La strada Maestra finanziato dalla Fondazione per il Sud di Roma, finalizzati alla promozione sociale, alla prevenzione e accompagnamento sociale, al sostegno della genitorialità e all’orientamento formativo, alla riduzione del danno, al recupero ed inserimento sociale comporta una particolare attenzione alle funzioni di socializzazione del minore e ai multiformi talenti.
Come è possibile rilevare già da queste esperienze svolte in campo sociale e presso alcuni istituti scolastici della Provincia di Napoli e di Caserta la funzione di accompagnamento si evidenzia fondamentale per recuperare una relazione con il sistema famiglia e sistema scuola, per la sua trasversalità rispetto sia alle professioni sociali interessate alla sua implementazione. L’analisi della funzione di accompagnamento rappresenta un’opportunità strategica per una lettura più organica delle policy di inclusione sociale e delle dinamiche che caratterizzano il lavoro sociale e negli istituti scolastici. Con riferimento a questo sfondo di analisi, il concetto e le dimensioni della funzione di accompagnamento nell’ambito del lavoro sociale, così come emersi dalle interviste, dai numerosi incontri si caratterizzano per gradi di autonomia e si riferiscono all’accompagnamento di cittadini in condizione di svantaggio verso obiettivi di autonomia ed inclusione sociale, all’accompagnamento allo sviluppo di comunità, all’accompagnamento come azioni di sistema.
Ritengo che della dispersione scolastica possano però essere sottolineati alcuni aspetti cruciali. Il primo è che sono soprattutto gli adolescenti (in particolare la fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni) a “disperdersi”. Un secondo aspetto importante circa la dispersione scolastica, riguarda invece, una dimensione più profonda e psicologica del fenomeno che è connessa al particolare momento della vita che attraversa l’adolescente, al mondo dell’esclusione sociale. A tal proposito, riuscire a livello preventivo a contenere la dispersione scolastica, significa anche cercare di contenere i vissuti di solitudine dell’adolescente (che spesso, a livello più o meno consapevole, vengono alimentati dalla scuola stessa), il suo sentirsi non compreso, o nei casi più preoccupanti, il suo ritenersi “insufficiente” nella vita. Il problema del disagio adolescenziale (e i suoi risvolti a livello scolastico) ed il problema della prevenzione a partire dall’ambiente scolastico stesso, urge un contributo nello studio circa l’attuazione di modelli di prevenzione nella scuola, che valorizzino la comunicazione tra insegnanti e alunni e tra gli stessi compagni di classe. In riferimento a ciò un terzo aspetto si ritiene centrale: il ruolo chiave del gruppo (la formula dei giovani per i giovani) nella prevenzione della dispersione scolastica e, prima ancora, del disagio adolescenziale.
Sono gli stessi giovani (per i giovani) che possono fronteggiare le forme di esclusione sociale dei loro amici/studenti. Si evidenzia il fatto che l’esclusione sociale sia uno dei fenomeni più diffusi della nostra società e che essa riguardi soprattutto i soggetti definiti fragili, a rischio, in talune circostanze, di cadere in una completa condizione di isolamento dal contesto sociale, didattico e lavorativo. Molti (e molto differenti tra loro) sono i soggetti ad esserne esposti. Tratti comuni rimandano al tema dell’identità e della partecipazione alla vita collettiva, degli spazi sociali, dell’appartenenza e della reciprocità. La fragilità di un individuo/gruppo esprime il grado di esposizione ai fattori di rischio da considerare in relazione alle possibilità che i soggetti incontrano di comunicare, esprimersi e alle possibilità di accedere alle risorse ed opportunità sociali.
Tra coloro che è possibile collocare tra quelli più a rischio sono certamente i soggetti che vivono al di fuori di una rete di sostegno o che non hanno un sistema interno e relazionale in grado da garantire accesso ad opportunità e risorse, da quelle proposte dagli istituti educativi a quelle di socializzazione.
Ed è forse anche per tutto ciò che il giovane vive una condizione di “disattenzione”, “ caduta di investimento” e di “isolamento”. [Dr. Giuseppe Errico]

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