lunedì 28 dicembre 2009

LA RI-SCOPERTA DELL’ORGANIZZAZIONE PROFESSIONALE (3° Parte)

È da osservare, poi, che le burocrazie professionali operano in ambienti molto complessi ma relativamente stabili, almeno fino al punto di consentire la standardizzazione delle capacità richieste. Quest’aspetto è particolarmente cruciale se si pensa alle caratteristiche di innovatività richieste al lavoro degli insegnanti in una scuola e in una società altamente dinamica e, anzi, ciò rimanda alla opportuna osservazione su “le due velocità del dibattito, da un lato abbiamo le indicazioni di carattere organizzativo, di immediata attuazione, rivolte al management scolastico, dell’altro alcune proposte, difficili da tradurre sul piano concreto, sull’organizzazione e trasmissioni di sapere tradizionali e nuovi” (cfr. Frassari, infra CAP, I).Emerge così l’altro grosso problema delle burocrazie professionali, quelle dell’innovazione, che non può essere risolto attraverso il solo meccanismo di coordinamento della standardizzazione delle capacità, ma richiede “l’adattamento reciproco”, premessa come si vedrà tra bere anche di quelle condizioni di apprendimento organizzativo che possono ri-potenziare la componente professionale della scuola in un modello non burocratico e non individualista (Rait, 1995; Shedd, Bacharach, 1991; Tomassini, infra). Il tal senso il management della burocrazia professionale per promuovere/supporre una tensione anche in favore dell’innovazione e di una efficace presa in carico dell’incertezza/complessità (si pensi all’annosa questione della ricerca e delle sperimentazioni nella scuola, così come del resto anche nell’università), dovrebbe imboccare la via che porta verso un redesigning dell’organizzazione con un modello maggiormente flessibile e dinamico, “post-fordista” come direbbe Biggiero (CAP. 6). [Estratto dal libro "Organizzare la scuola dell'autonomia" di L. Benadusi e R. Serpieri]

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