giovedì 19 novembre 2009

Organizzare la scuola dell’autonomia

Premessa: la scuola come organizzazione? “Quella è una buona scuola”; affermazioni simili, frutto della nostra – come genitori, come insegnanti, come presidi, come studenti, ecc. – “realtà intellettuale”, potrebbero farci comprendere come individuare i caratteri organizzativi che definiscono una scuola piuttosto che un’altra come, appunto, una “buona scuola”. Tale operazione, tuttavia, appare molto più complessa in virtù della contingenza dei criteri di interpretazione, definizione e valutazione che, in alcuni casi, spingono persino a negare alla scuola lo stesso statuto di organizzazione. Non a caso, probabilmente, ancora sul finire dgli anni Ottanta, nel dibattito italiano si è ritenuto pertinente titolare un volume La scuola come organizzazione (Romei, 1986), quasi a rimarcare la necessità dell’introduzione di un “altro” punto di vista per leggere la scuola. Così come, anche nel 2000, ci sono avvertiti autori che tengono a distinguere in modo alquanto sofisticato questo punto di vista e a sottolineare, se non la completa infondatezza, almeno una sua consistente parzialità (Lichtner, 1999). La scuola, viene così enfatizzato, non è solo un’organizzazione, ma è anche un’istituzione rilevante – tutt’oggi – per la riproduzione socio culturale, la cui specificità risiede, peraltro, nel grado di autonomia relativa del suo campo comunicativo e discorsivo e dei principi educativi che la interessano in un dato contesto sociale (Tyler, 1988). Ciò rimanda, come è noto, alla questione della, per così dire, tecnologia pedagogica in buona misura indipendente, slegata, dalle caratteristiche formali della struttura organizzativa, più soggette alle pressioni isomorfiche dei diversi ambienti istituzionali (Mayer, Rouen 1977). Un’attenzione, quindi, al versante organizzativo delle istituzioni scolastiche dovrebbe tenere nel debito conto alcune necessarie cautele interpretative che derivano dalle seguenti considerazioni: 1. La scuola è una istituzione che può essere organizzata in varie forme […]. 2. Tra queste forme quella imprenditoriale può essere anche del tutto rigettata o accolta anche in solo in parte […]. 3. In quanto costruzione sociale la scuola, così come qualsiasi altra organizzazione, ivi comprese quelle più “razionali”, come la burocrazia weberiana e l’impresa taylorista-fordista, non può risultare esente da interpretazioni che tengano conto della letterale esplosione della cosiddetta teoria organizzativa […]. 4. La scuola forse più che altri tipi di organizzazione è una realtà eminentemente intellettuale […]. Parte dell’introduzione del libro a cura di Luciano Benedusi e Roberto Sarpieri.

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