lunedì 17 agosto 2009
Le attività di sostegno alla genitorialità nel progetto “La Strada Maestra”
Una delle attività fondamentali rispetto alle famiglie con minori a rischio sociale è stata senz’altro il corso sulla genitorialità (azione 4) svoltosi ed in corso di svolgimento in due istituti scolastici (III Circolo G.Carducci di Casoria, ICS Pascoli 2) e, a partire da settembre, in molti altri istituti scolastici.
Il tema del rapporto tra genitori e figli presuppone un’ottica di osservazione che ne caratterizza l’analisi e la riflessione, la condivisione di prassi socioeducative. La costruzione di una genitorialità, responsabile e coerente non è un traguardo irraggiungibile. E’ necessaria per sostenere l’arduo percorso della crescita emotiva, affettiva ed etica di un figlio, sia nella prima infanzia che, ancor più, nell’adolescenza. La relazione tra genitori e figli è l¹asse centrale su cui si fonda la famiglia e non è possibile comprendere le dinamiche che si creano se non si tiene di conto delle trasformazioni dell’istituzione familiare (e dell’istituto scolastico) che si sono verificate in questi ultimi decenni. Come si può intuire la famiglia non si fonda su un’asse orizzontale (la coppia) bensì sulla verticalità dei rapporti genitori-figli. Di recente i cambiamenti avvenuti nelle relazioni adulti-bambini hanno portato al passaggio da una famiglia fondata sulla norma a una famiglia fondata sugli affetti. Analizzando il lavoro svolto possiamo affermare che sistema famiglia, così trasformato, sta vivendo un passaggio nel quale i genitori sono in condizione di “disarmo” educativo, che inibisce la loro capacità di sostegno formativo, umano, emotivo.
Le coppie genitoriali (e in particolare le madri) sono apparse alla ricerca di una nuova identità, prive di modelli di riferimento, prive di certezze capaci di supportare le quotidiane scelte educative.
Ciò si ripercuote sui figli, in particolare quelli adolescenti, che sembrano non crescere mai, non trovando stimoli e capacità di accompagnamento dei genitori e rimanendo permanentemente in una dimensione di dipendenza affettiva e pratica.
La ricerca di un’identità del proprio essere genitori diventa fondamentale e tale processo significa imparare a percepirsi in costante cammino di formazione e crescita, a partire da un percorso personale, ma sempre aperto all’attenzione all’altro. Per una madre è importante continuare a interrogarsi, a conoscere, a mettersi in discussione. E ciò significa essere pronti alla decostruzione delle proprie certezze, senza il timore di perderle, comprendere una nuova “forma di sé” che può essere raggiunta solo dislocandosi dalle proprie credenze: l’ascolto, il dialogo, l’empatia, sono tre comportamenti che danno vita a quella che possiamo definire la “pedagogia dell’attenzione” di un genitore. La tensione verso la cura dell’altro diviene il nucleo fondante il nuovo modo di “accogliere” e “attendere” l’altro. L’attenzione è caratterizzata da una leggerezza della dinamica comunicativa, fatta di attese di tempi e di osservazione delle modalità comunicative dell’altro, di pazienza e dedizione all’altro. I giovani hanno bisogno di sognare, di immaginare l’impossibile. Tocca all’adulto saper cogliere, nella quotidianità, i sogni e i progetti dei giovani, mostrando gioia nell’ascoltare ogni pensiero, sia quelli espressi che quelli che rimangono celati nella mente. Quando il genitore volge il suo sguardo fiducioso nei confronti del figlio, quando permette lui di esprimere anche le fantasie più strane, quando offre un ascolto non giudicativo, ma disponibile e discreto, empatico ed emotivamente vivo e aperto, il figlio trova quel porto sicuro di cui ha bisogno per vivere da “adulto”.
Il tema del rapporto tra genitori e figli presuppone un’ottica di osservazione che ne caratterizza l’analisi e la riflessione, la condivisione di prassi socioeducative. La costruzione di una genitorialità, responsabile e coerente non è un traguardo irraggiungibile. E’ necessaria per sostenere l’arduo percorso della crescita emotiva, affettiva ed etica di un figlio, sia nella prima infanzia che, ancor più, nell’adolescenza. La relazione tra genitori e figli è l¹asse centrale su cui si fonda la famiglia e non è possibile comprendere le dinamiche che si creano se non si tiene di conto delle trasformazioni dell’istituzione familiare (e dell’istituto scolastico) che si sono verificate in questi ultimi decenni. Come si può intuire la famiglia non si fonda su un’asse orizzontale (la coppia) bensì sulla verticalità dei rapporti genitori-figli. Di recente i cambiamenti avvenuti nelle relazioni adulti-bambini hanno portato al passaggio da una famiglia fondata sulla norma a una famiglia fondata sugli affetti. Analizzando il lavoro svolto possiamo affermare che sistema famiglia, così trasformato, sta vivendo un passaggio nel quale i genitori sono in condizione di “disarmo” educativo, che inibisce la loro capacità di sostegno formativo, umano, emotivo.
Le coppie genitoriali (e in particolare le madri) sono apparse alla ricerca di una nuova identità, prive di modelli di riferimento, prive di certezze capaci di supportare le quotidiane scelte educative.
Ciò si ripercuote sui figli, in particolare quelli adolescenti, che sembrano non crescere mai, non trovando stimoli e capacità di accompagnamento dei genitori e rimanendo permanentemente in una dimensione di dipendenza affettiva e pratica.
La ricerca di un’identità del proprio essere genitori diventa fondamentale e tale processo significa imparare a percepirsi in costante cammino di formazione e crescita, a partire da un percorso personale, ma sempre aperto all’attenzione all’altro. Per una madre è importante continuare a interrogarsi, a conoscere, a mettersi in discussione. E ciò significa essere pronti alla decostruzione delle proprie certezze, senza il timore di perderle, comprendere una nuova “forma di sé” che può essere raggiunta solo dislocandosi dalle proprie credenze: l’ascolto, il dialogo, l’empatia, sono tre comportamenti che danno vita a quella che possiamo definire la “pedagogia dell’attenzione” di un genitore. La tensione verso la cura dell’altro diviene il nucleo fondante il nuovo modo di “accogliere” e “attendere” l’altro. L’attenzione è caratterizzata da una leggerezza della dinamica comunicativa, fatta di attese di tempi e di osservazione delle modalità comunicative dell’altro, di pazienza e dedizione all’altro. I giovani hanno bisogno di sognare, di immaginare l’impossibile. Tocca all’adulto saper cogliere, nella quotidianità, i sogni e i progetti dei giovani, mostrando gioia nell’ascoltare ogni pensiero, sia quelli espressi che quelli che rimangono celati nella mente. Quando il genitore volge il suo sguardo fiducioso nei confronti del figlio, quando permette lui di esprimere anche le fantasie più strane, quando offre un ascolto non giudicativo, ma disponibile e discreto, empatico ed emotivamente vivo e aperto, il figlio trova quel porto sicuro di cui ha bisogno per vivere da “adulto”.
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