giovedì 13 agosto 2009
La scuola in un¹epoca priva di orizzonti
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso, non riconducibile solo a situazioni di degrado sociale, disagio economico o povertà culturale. Esso riflette una perdita di efficacia dei diversi ambienti educativi: famiglia, luoghi di aggregazione sociale, territorio e soprattutto la scuola. Come fenomeno sociale connota anche un complesso di manifestazioni collegabili sia all'evasione dell'obbligo, alle bocciature, alle ripetenze, alle interruzioni e alle irregolarità nelle frequenze, agli abbandoni, ai ritardi rispetto all'età, sia all'assolvimento formale dell'obbligo, alla qualità scadente degli esiti, al disadattamento scolastico. Nell’ambito del nostro progetto La Strada Maestra definizione dispersione scolastica rimanda ad uno scenario segnato dalla complessità: della società contemporanea e quindi di tutti i fenomeni sociali, specifica della situazione giovanile, delle interazioni scuola-famiglia-società della ricerca e della valutazione dei processi educativi.
Per definire meglio la dispersione scolastica possiamo dire che si tratta di un fenomeno umano per il quale intelligenze, energie, risorse, occasioni di crescita e d'emancipazionesono sprecate o non utilizzate al meglio. Le cause di tale non ottimale utilizzo di risorse possono essere rintracciate in fenomeni di vario tipo, interni ed esterni al sistema scolastico.
A livello operazionale l'ipotesi di fondo è che sia possibile intervenire per il miglioramento della qualità di vita di un giovane solo a condizione di fronteggiare situazione di danno, tenendo sotto controllo le caratteristiche del servizio scolastico, culturale e sociale presente in un contesto territoriale. Un disagio vissuto a scuola è pur sempre correlabile agli aspetti critici del problema dell'insuccesso formativo.
Date queste premesse il percorso attivato con il progetto La Strada Maestra, che si è inteso sviluppare sin dall’inizio (maggio 2008), è stato quello che, in un'espressione un po' sintetica, è stato definito come il passaggio da una scuola del programma ad una scuola del curricolo.
Il problema centrale del mancato sviluppo della progettualità scolastica è infatti da ricercarsi all'interno dell'attuale logica programmatoria, e cioè nel divario che essa mantiene tra l'intenzione formativa e ciò che invece effettivamente accade nella pratica quotidiana (non solo dell'aula).
Parlare di curricolo significa, invece, affrontare il problema dell'organizzazione dell'esperienza formativa in una situazione scolastica concreta; l'attenzione si sposta sulla necessità di portare allo scoperto la relazione, che esiste, tra i due momenti della progettazione e realtà di fatto dell'esperienza e di farne oggetto di un lavoro preventivo.
Per ciò che attiene al problema della "dispersione" occorre allora puntare su una innovazione progettuale capace di fare operare insieme, in una logica di rete, organismi e professionalità: un tipo di progettualità preventiva per la quale il problema da specificare consista essenzialmente nello sviluppare la competenza a percepire, descrivere e comprendere quello che effettivamente accade nella realtà.
Più ancora appare necessario sviluppare un’analisi completa ed articolata delle caratteristiche generali della proposta educativa, sociale e formativa, per individuare qualsiasi elemento di disagio e per potenziare l’offerta stessa, in modo da rimuovere i fattori territoriali e contestuali che conducono alla dispersione.
Sin d’ora il percorso attuato, in diversi contesti socioculturali, ha dato buoni frutti e si è concretizzato, oltre che nello scambio delle esperienze e nel rafforzamento di una rete di enti territoriali, anche in una forte intesa progettuale (istituti scolastici, enti del terzo settore, enti pubblici).
Un approccio di questo tipo dunque comporta un impegno di risorse finalizzate alla costruzione di aree di intervento sperimentale:
1. la costruzione di una mappa sul fenomeno dei successi e degli insuccessi scolastici per essere in grado di evitare che il fenomeno sfugga, di monitorare i dati, di produrre documentazione e diffonderla ;
2. la costruzione di un percorso sperimentale secondo il metodo della rete;
3. la costruzione di un percorso didattico, che assumendo come problema fondamentale la motivazione allo studio, abbia come obiettivo raggiungibile l’innalzamento del successo scolastico oltre che la lotta alla dispersione scolastica.
Lo sforzo gestionale, che per la sua dimensione è già rilevante, può essere orientato al problema della dispersone scolastica in termini di miglioramento della qualità solo a condizione di assumere un approccio operativo coerente alla natura complessa dell'organizzazione scolastica.
La nostra proposta muove pertanto da una indispensabile premessa progettuale di fondo: nessuna innovazione del servizio scolastico può avere probabilità di riuscita senza sviluppo di una cultura, e quindi di una gestione progettuale del territorio.
É questa una condizione necessaria per riuscire a portare sostanziali correttivi alla produttività scolastica, cioè per affrontare in modo ragionevole il problema della dispersione.
Insomma il tema dispersione scolastica non puo’ connettersi al tema della fragilità interna dei giovani ma bensì alle conseguente devastanti di una epoca priva di orizzonti, di scenari, della possibilità di costruirsi un avvenire: la storia insegna che il risultato di un epoca di cambiamenti comporta periodi negativi e positivi sulle aspettative dei giovani, sul loro futuro. Sino a qualche anno fa la scuola assolveva a compiti educativi di grande importanza. Diversi anni fa le difficoltà che incontrava un giovane erano da collegarsi principalmente, una volta terminati gli studi, alla ricerca di un posto di lavoro tale da garantire la possibilità di metter su famiglia. La paura della povertà non era così forte: la scarsità di svaghi e l'impossibilità di soddisfare tutti i propri desideri non comportava smarrimento. L’autorealizzazione personale includeva sacrifici e solidi punti e persone di riferimento. Al giorno d'oggi, con l'avvento della perdita del futuro, i problemi dei giovani si concentrano maggiormente nell'ambito socioesistenziale. I giovani vengono spinti a crescere in fretta ma si devono poi districare in una società eccessivamente rigida, chiusa e inerziale. Questa situazione lascia il ragazzo in una condizione di solitudine e dà uno stimolo a crescere ancora più in fretta e ad operare scelte autonomamente, anche quando una certa esperienza ed anzianità sarebbero indispensabili. E allora tutti i consigli sull'educazione da dare ai figli, dalla scelta dei maestri al controllo dei metodi educativi, dai sistemi per far sviluppare il senso critico a quelli per correggere gli errori senza schiacciare l'entusiasmo dei giovani si presentano necessari per operare nella società. Ancora una volta il tema del futuro dei giovani ci appare come una necessità per il futuro di noi tutti e per la società. Dr. G. Errico
Per definire meglio la dispersione scolastica possiamo dire che si tratta di un fenomeno umano per il quale intelligenze, energie, risorse, occasioni di crescita e d'emancipazionesono sprecate o non utilizzate al meglio. Le cause di tale non ottimale utilizzo di risorse possono essere rintracciate in fenomeni di vario tipo, interni ed esterni al sistema scolastico.
A livello operazionale l'ipotesi di fondo è che sia possibile intervenire per il miglioramento della qualità di vita di un giovane solo a condizione di fronteggiare situazione di danno, tenendo sotto controllo le caratteristiche del servizio scolastico, culturale e sociale presente in un contesto territoriale. Un disagio vissuto a scuola è pur sempre correlabile agli aspetti critici del problema dell'insuccesso formativo.
Date queste premesse il percorso attivato con il progetto La Strada Maestra, che si è inteso sviluppare sin dall’inizio (maggio 2008), è stato quello che, in un'espressione un po' sintetica, è stato definito come il passaggio da una scuola del programma ad una scuola del curricolo.
Il problema centrale del mancato sviluppo della progettualità scolastica è infatti da ricercarsi all'interno dell'attuale logica programmatoria, e cioè nel divario che essa mantiene tra l'intenzione formativa e ciò che invece effettivamente accade nella pratica quotidiana (non solo dell'aula).
Parlare di curricolo significa, invece, affrontare il problema dell'organizzazione dell'esperienza formativa in una situazione scolastica concreta; l'attenzione si sposta sulla necessità di portare allo scoperto la relazione, che esiste, tra i due momenti della progettazione e realtà di fatto dell'esperienza e di farne oggetto di un lavoro preventivo.
Per ciò che attiene al problema della "dispersione" occorre allora puntare su una innovazione progettuale capace di fare operare insieme, in una logica di rete, organismi e professionalità: un tipo di progettualità preventiva per la quale il problema da specificare consista essenzialmente nello sviluppare la competenza a percepire, descrivere e comprendere quello che effettivamente accade nella realtà.
Più ancora appare necessario sviluppare un’analisi completa ed articolata delle caratteristiche generali della proposta educativa, sociale e formativa, per individuare qualsiasi elemento di disagio e per potenziare l’offerta stessa, in modo da rimuovere i fattori territoriali e contestuali che conducono alla dispersione.
Sin d’ora il percorso attuato, in diversi contesti socioculturali, ha dato buoni frutti e si è concretizzato, oltre che nello scambio delle esperienze e nel rafforzamento di una rete di enti territoriali, anche in una forte intesa progettuale (istituti scolastici, enti del terzo settore, enti pubblici).
Un approccio di questo tipo dunque comporta un impegno di risorse finalizzate alla costruzione di aree di intervento sperimentale:
1. la costruzione di una mappa sul fenomeno dei successi e degli insuccessi scolastici per essere in grado di evitare che il fenomeno sfugga, di monitorare i dati, di produrre documentazione e diffonderla ;
2. la costruzione di un percorso sperimentale secondo il metodo della rete;
3. la costruzione di un percorso didattico, che assumendo come problema fondamentale la motivazione allo studio, abbia come obiettivo raggiungibile l’innalzamento del successo scolastico oltre che la lotta alla dispersione scolastica.
Lo sforzo gestionale, che per la sua dimensione è già rilevante, può essere orientato al problema della dispersone scolastica in termini di miglioramento della qualità solo a condizione di assumere un approccio operativo coerente alla natura complessa dell'organizzazione scolastica.
La nostra proposta muove pertanto da una indispensabile premessa progettuale di fondo: nessuna innovazione del servizio scolastico può avere probabilità di riuscita senza sviluppo di una cultura, e quindi di una gestione progettuale del territorio.
É questa una condizione necessaria per riuscire a portare sostanziali correttivi alla produttività scolastica, cioè per affrontare in modo ragionevole il problema della dispersione.
Insomma il tema dispersione scolastica non puo’ connettersi al tema della fragilità interna dei giovani ma bensì alle conseguente devastanti di una epoca priva di orizzonti, di scenari, della possibilità di costruirsi un avvenire: la storia insegna che il risultato di un epoca di cambiamenti comporta periodi negativi e positivi sulle aspettative dei giovani, sul loro futuro. Sino a qualche anno fa la scuola assolveva a compiti educativi di grande importanza. Diversi anni fa le difficoltà che incontrava un giovane erano da collegarsi principalmente, una volta terminati gli studi, alla ricerca di un posto di lavoro tale da garantire la possibilità di metter su famiglia. La paura della povertà non era così forte: la scarsità di svaghi e l'impossibilità di soddisfare tutti i propri desideri non comportava smarrimento. L’autorealizzazione personale includeva sacrifici e solidi punti e persone di riferimento. Al giorno d'oggi, con l'avvento della perdita del futuro, i problemi dei giovani si concentrano maggiormente nell'ambito socioesistenziale. I giovani vengono spinti a crescere in fretta ma si devono poi districare in una società eccessivamente rigida, chiusa e inerziale. Questa situazione lascia il ragazzo in una condizione di solitudine e dà uno stimolo a crescere ancora più in fretta e ad operare scelte autonomamente, anche quando una certa esperienza ed anzianità sarebbero indispensabili. E allora tutti i consigli sull'educazione da dare ai figli, dalla scelta dei maestri al controllo dei metodi educativi, dai sistemi per far sviluppare il senso critico a quelli per correggere gli errori senza schiacciare l'entusiasmo dei giovani si presentano necessari per operare nella società. Ancora una volta il tema del futuro dei giovani ci appare come una necessità per il futuro di noi tutti e per la società. Dr. G. Errico
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