Se si postula una continuità ininterrotta fra ciò che accade dentro di noi (“coscienza riflettente”) e l’esterno (“campo antropico”: sociale, ambientale, fisico, ecc.), fra interiorità e mondo esterno, non può darsi nel campo della cura/prendersi cura degli altri, alcuna prassi eterotrasformazionale che, non sia la pretensione attuale di una trasformazione interiore, di ciò che accade. E neppure potrà darsi alcuna prassi autotrasformazionale che sia staccata dall'accadere dell'accadere o non vi sia inerente.
La trasformazione interiore, anticamente detta dell’anima, è interpenetrazione, commistione, contagio di singolarità e formazione di aperture al mondo, scambio tra singolarità duali, plurali, composite. Ciascuno accoglie dall’altro. In fondo, tutti i processi umani di compartecipazione, relazione, scambio sono innegabilmente eterotrasformazionali, coinvolgono altre persone, altra gente, altre visioni, altri spazi. All'alterità raggiunta (o perseguita) segue il contagio che, senza posa, comporta l'inseguimento di ulteriori diversità (stati di coscienza, stati personali): infatti questa persona nuova, questa maschera diversa, nell'ampliamento che si è prodotto del sistema conoscitivo personale, è molto più adesa all'orizzonte generale del proprio tempo (trasformazione cronodetica). La persona nuova si riconosce anche nella sua fragilità momentanea, nell’incertezza, nel dubbio, nell’inconsistenza e nella sua provvisorietà: sono segnali preziosi di un cambiamento, di un crollo della fortezza (o presunta tale) e di purificazione e metamorfosi umana. Le donne e gli uomini sono talora prigionieri della “persona prevalente” (Piro S., 2005) che li tiene in ostaggio, che non offre tregua, che imprigiona impedendo il superamento della sofferenza oscura: la difficoltà ad uscirne dà loro l'illusione di una personalità unitaria, eterna, invincibile che li caratterizza totalmente, che può mostrarsi eternamente agli occhi degli altri. Ma ogni cura può darsi come autocura, trasformazione ontica, metamorfosi improvvisa.
1 commento:
un bel articolo complimenti.
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