sabato 30 gennaio 2010

Sulla partecipazione dei giovani alla vita quotidiana


Come molti sanno (o almeno si spera) la Carta Europea per la Gioventù consente a molti giovani di partecipare alla vita cittadina ed assegna alle istituzioni locali (Comuni, province e Regioni) precisi compiti in materia di politiche giovanili al fine di realizzare interventi (non solo educativi e sociali) rivolti alla crescita civile. Si constata, nella maggioranza dei casi, che tali azioni rivolte ai giovani si attuano sui territori deprivati, quasi esclusivamente, sulla base di una personale sensibilità dei vari Amministratori e operatori di enti del terzo settore producendo così interventi a “macchia di leopardo”, spesso scollegati fra loro e a valenza molto debole.
A partire dalle nostre esperienze sul campo, a partire dal 1999, sia sul terriotorio della Provincia di Napoli e Caserta che presso gli istituti scolastici di I e II Grado (progetto La Strada Maestra) si rende necessario rafforzare fortemente la crescita di una “nuova” sensibilità verso le politiche che coinvolgano direttamente i minori e i giovani come protagonisti. Si tratta di rafforzare tutti quei processi e percorsi atti a favorire una progettazione organica e una partecipazione "comunitaria"' che, attraverso una attenta analisi delle risorse disponibili (reali) e delle criticità rilevate (reali), consente una forte partecipazione dei giovani e una più ampia consapevolezza operativa. Occorre insomma produrre effetti nel tempo per lo sviluppo di una vera cittadinanza attiva. Non sempre i risultati si raggiungono in tempi brevi.
L’esperienza degli ultimi anni, a partire dal 2008, nei quali gli interventi di politiche giovanili in Campania hanno sviluppato un grande impegno nei campi dell’informazione, della promozione di una forte partecipazione dal basso dei giovani alla vita cittadina (Forum, etc.) e la promozione di progettualità da parte dei giovani, si è constatato che tali interventi, non sempre hanno dato ai territori quella spinta necessaria che tali azioni potenzialmente e in partenza avevano.
Molte trascorse sperimentazioni, pur se con difficoltà, incominciano, gradualmente, a dare i primi frutti legando sempre più strettamente fra loro le tematiche dell’informazione, della partecipazione e delle attività di progetto dei giovani.
Si è fatta sempre più strada quindi l’esigenza, nel tempo, di mettere a sistema e in rete le esperienze significative degli enti pubblici e del privato sociale. Fondamentalmente si è cercato e si tenta ancora oggi affinche':
- l’informazione si avvalga della partecipazione dei giovani in quanto veri protagonisti ed attori del processo informativo;
- la partecipazione sia sempre più consapevole in quanto ricca di informazioni e di
opportunità;
- la "partecipazione" diventi lo strumento (nelle mani dei giovani) per far crescere sempre più sui territori la consapevolezza che senza
cittadinanza attiva si è tagliati fuori dalle opportunità e senza la partecipazione attiva alla vita dei propri territori si abdica al ruolo di cittadini attivi e consapevoli.

ANGELA LA TORRE

domenica 24 gennaio 2010

La strada maestra: una sfida nella sfida

La strada Maestra, attività di orientamento: inizia la mia avventura.
“Cosa vuoi fare da grande? Il camorrista!!!! Ma ne sei veramente convinto?”, rispondono le insegnanti, “Si, si, davvero non c’è mestiere migliore di questo!!!!”
Siamo in una classe terza media, in una scuola che si trova in un territorio a rischio dispersione.
È una realtà come questa che gli operatori si trovano ad affrontare. Il lavoro da fare è quello di destrutturare le convinzioni di questi ragazzi, fornire dei modelli alternativi. È una sfida, certo, ma noi siamo chiamati ad essere operatori di cambiamento, di speranza.
Mentre sei con loro, li osservi, li guardi negli occhi e scopri una vivacità intellettiva che, spesso, alcuni insegnanti preoccupati soltanto di “inseguire” i programmi ministeriali, tendono a non valorizzare.
Ti rendi conto che quando inizi a stimolare questi ragazzi, rinforzando le loro competenze, dai loro il modo di sentirsi riconosciuti, apprezzati e valorizzati in quanto persone uniche ed irripetibili.
Così una sera ti ritrovi distrattamente a camminare per strada, senti una voce in lontananza che ti chiama in maniera insistente e ti sorprendi, scoprendo che alcuni di quei ragazzi, gli stessi che hai guardato negli occhi la mattina, si soffermano per parlare con te, raccontarsi e regalarti le loro emozioni, un sorriso. In quel momento ti convinci sempre di più che vale la pena accettare quella sfida!!!! Dr. Valentina Ferrara

martedì 19 gennaio 2010

VOLONTARIATO E CINEMA

La settimana scorsa è incominciato il corso di volontariato e cinema, più specificamente del documentario sociale. Impieganti in questo progetto sono sia la scuola Piscopo di Arzano di Napoli sia l’Ente promotore Agenzia Arcipelago (La Strada Maestra). La sperimentazione, per adesso vede impegnate solo due terze della scuola superiore, ha lo scopo di costruire dei percorsi alternativi alla scuola e trattare argomenti specifici. Il primo giorno è servito per conoscerci e per capire quello che realmente dovevamo affrontare: temi come la devianza, l’etichetta sociale, lo stereotipo, sono stati oggetto di definizione e di comprensione. In futuro ci proponiamo di studiare più affondo questi concetti. Visto che abbiamo tre ore di corso al giorno per due giorni settimanali, la prima ora la dedichiamo alla discussione, programmi televisivi, cinema, documentari. Poi la parola passa direttamente agl’alunni, la spiegazione di un concetto o di una differenza, come le finalità di un docufilm o di una fiction. La terza ora è importante per avviare concetti fondamentali, definizione e presupposti. Il primo giorno ci ha dato la possibilità, a noi professori, di comprendere gli alunni e, in linea generale, di capire le loro abitudini cinematografiche; nella discussione si è parlato anche di letteratura, di libri, di autori italiani e stranieri. Il corso è ambizioso nei suoi programmi: scrivere una vera e propria sceneggiatura su di un tema ad ampio respiro, un tema che possa essere rappresentato facilmente e anche filmato. Importante sarebbe se gli stessi alunni partecipassero come attori protagonisti, cameraman, registi, autori, soggettisti ecc, ecc, di una produzione cinematografica. [http://quartieresanita.blogspot.com]

lunedì 18 gennaio 2010

L'orientamento nel processo decisionale

Per chi scrive orientare significa mettere, fondamentalmente, in alcuni contesti (famiglia, scuola, lavoro, etc.) un giovane nella condizione di prendere coscienza di sé, delle proprie potenzialità/limiti e di far fronte, per l’adeguamento dei suoi studi e/o della sua professione, alle mutevoli esigenze della vita, con il duplice obiettivo di contribuire al benessere personale, al progresso della società (un giovane inserito nella società è pur sempre un obiettivo sano per una società democratica…) e di raggiungere il pieno sviluppo della persona. L’orientamento deve essere inteso come una modalità educativa permanente, volta alla promozione dello sviluppo della persona e dell’inserimento attivo nel mondo del lavoro e della vita sociale, rispettando la libertà delle scelte individuali. Quindi l’orientamento assume il vero e profondoo significato di aiutare una persona (non solo un giovane) ma anche un gruppo o una classe, ad affrontare un processo decisionale per giungere ad assumere una determinata scelta per il futuro. Nell’ambito di tali prassi il giovane deve essere considerato come l’agente principale del suo sviluppo e, ogni scelta, deve avere l’individuo al centro dell’attenzione. Ovvero tale presa di decisione deve maturare all’interno di un progetto personale, di una motivazione, di una scelta. In altri casi l’orientamento può essere visto anche come una decisione auto-orientativa. Allora si tratta solo di offrire qualche piccolo elemento strategico e per raggiungere i propri obiettivi. Tuttavia è, quasi sempre, necessario considerare l’individuo nella sua globalità e, quindi, nelle sue diverse dimensioni psicologiche: gli aspetti cognitivi, quelli affettivo-emotivi e quelli sociali. Nella vita alcune situazioni possono presentarsi come “eventi di transizione”, come situazioni critiche e negative. Ciò puo’ comportare, anche se non sempre, uno stato temporaneo di disorganizzazione, caratterizzato da una difficoltà dell’individuo nel fronteggiare l’evento; in taluni casi si possono utilizzare gli strumenti cognitivi ed emotivi abitualmente usati per risolvere i problemi che si presentano. La capacità di gestire una situazione critica chiama in causa sia una componente emozionale, legata ai vissuti soggettivi dell’esperienza, sia una componente cognitiva, legata cioè all’adeguatezza delle mappe o degli schemi cognitivi utili per interpretare una situazione inaspettata o diversa rispetto a quelle sperimentate fino a quel momento. Non è dimostrato che tutte le situazioni di transizione siano portatrici nella stessa misura di stress socio-psicologico. Affinché una situazione lo diventi deve innanzitutto essere percepita dal soggetto come un problema e come una minaccia per la propria identità, dal momento che gli viene richiesto di valutare la definizione di sé su cui ha fondato al propria esperienza storica fino a qual momento o di riorganizzare alcune sue dimensioni portanti. E’ possibile che le diverse situazioni di transizione psicosociale (relative al processo di orientamento), incrociando il tipo di evento o di fattore scatenante possono produrre:
• eventi di transizioni connesse ai processi decisionali cioè a momenti inerenti le scelte che segnano l’evoluzione della carriera scolastica e/o lavorativa;
• eventi di transizione connesse all’impatto o all’inserimento in nuovi contesti formativi o sociali o culturali;
• eventi di transizioni che si caratterizzano per un vuoto o un’assenza di impegno (formativo o lavorativo) nei confronti di ruoli considerati dal soggetto non idonee.
Nelle situazioni di transizione connesse alle scelte vengono chiamati in causa fattori la cui diversa interazione può portare a elaborare decisioni assai distanti fra loro: - un fattore è riconducibile all’insieme che l’individuo ha a disposizione a proposito di se stesso in un dato momento della sua esperienza di vita (elementi di auto-percezione, immagine di sé); un altro fattore, che incide sulla presa di decisione, viene identificato nella gamma di significati e di valori che l’individuo si costruisce all’interno dei propri gruppi sociali di appartenenza (immagine del giovane nella scuola e nel lavoro); un ultimo fattore in grado di pesare sulla decisione fa riferimento alla rete di condizionamenti, di vincoli, di contingenze e di opportunità presenti nell’ambiente e nella storia del singolo (elementi situazionali e di contesto).
Concludendo l’orientamento è sempre più un processo continuo che segue l’individuo lungo l’intero arco della vita e riguarda sia i giovani che gli adulti. Molte trasformazioni richiedono cambiamenti e riconversioni. Quindi l’orientamento è diretto a tutti coloro che devono scegliere: giovani e adulti che cercano nuove strade, lavoratori in mobilità, donne in rientro, ecc

ANGELA LA TORRE

mercoledì 13 gennaio 2010

Dispersione scolastica: che fare?

Negli ultimi anni, questa sembra essere stata la domanda di fondo di numerosi studi e prassi sull’argomento. E’ fuori di dubbio che discutere di dispersione scolastica significa sicuramente descrivere un fenomeno complesso, che racchiude in sè diversi aspetti, come i ritiri, le ripetenze e i drop-out, termine quest’ultimo che suggerisce l’idea di un qualcosa che si “dissolve”. Pertanto la complessità degli interventi, come nel nostro caso attuati nell’ambito di un progetto sociale “La strada Maestra finanziato dalla Fondazione per il Sud di Roma, finalizzati alla promozione sociale, alla prevenzione e accompagnamento sociale, al sostegno della genitorialità e all’orientamento formativo, alla riduzione del danno, al recupero ed inserimento sociale comporta una particolare attenzione alle funzioni di socializzazione del minore e ai multiformi talenti.
Come è possibile rilevare già da queste esperienze svolte in campo sociale e presso alcuni istituti scolastici della Provincia di Napoli e di Caserta la funzione di accompagnamento si evidenzia fondamentale per recuperare una relazione con il sistema famiglia e sistema scuola, per la sua trasversalità rispetto sia alle professioni sociali interessate alla sua implementazione. L’analisi della funzione di accompagnamento rappresenta un’opportunità strategica per una lettura più organica delle policy di inclusione sociale e delle dinamiche che caratterizzano il lavoro sociale e negli istituti scolastici. Con riferimento a questo sfondo di analisi, il concetto e le dimensioni della funzione di accompagnamento nell’ambito del lavoro sociale, così come emersi dalle interviste, dai numerosi incontri si caratterizzano per gradi di autonomia e si riferiscono all’accompagnamento di cittadini in condizione di svantaggio verso obiettivi di autonomia ed inclusione sociale, all’accompagnamento allo sviluppo di comunità, all’accompagnamento come azioni di sistema.
Ritengo che della dispersione scolastica possano però essere sottolineati alcuni aspetti cruciali. Il primo è che sono soprattutto gli adolescenti (in particolare la fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni) a “disperdersi”. Un secondo aspetto importante circa la dispersione scolastica, riguarda invece, una dimensione più profonda e psicologica del fenomeno che è connessa al particolare momento della vita che attraversa l’adolescente, al mondo dell’esclusione sociale. A tal proposito, riuscire a livello preventivo a contenere la dispersione scolastica, significa anche cercare di contenere i vissuti di solitudine dell’adolescente (che spesso, a livello più o meno consapevole, vengono alimentati dalla scuola stessa), il suo sentirsi non compreso, o nei casi più preoccupanti, il suo ritenersi “insufficiente” nella vita. Il problema del disagio adolescenziale (e i suoi risvolti a livello scolastico) ed il problema della prevenzione a partire dall’ambiente scolastico stesso, urge un contributo nello studio circa l’attuazione di modelli di prevenzione nella scuola, che valorizzino la comunicazione tra insegnanti e alunni e tra gli stessi compagni di classe. In riferimento a ciò un terzo aspetto si ritiene centrale: il ruolo chiave del gruppo (la formula dei giovani per i giovani) nella prevenzione della dispersione scolastica e, prima ancora, del disagio adolescenziale.
Sono gli stessi giovani (per i giovani) che possono fronteggiare le forme di esclusione sociale dei loro amici/studenti. Si evidenzia il fatto che l’esclusione sociale sia uno dei fenomeni più diffusi della nostra società e che essa riguardi soprattutto i soggetti definiti fragili, a rischio, in talune circostanze, di cadere in una completa condizione di isolamento dal contesto sociale, didattico e lavorativo. Molti (e molto differenti tra loro) sono i soggetti ad esserne esposti. Tratti comuni rimandano al tema dell’identità e della partecipazione alla vita collettiva, degli spazi sociali, dell’appartenenza e della reciprocità. La fragilità di un individuo/gruppo esprime il grado di esposizione ai fattori di rischio da considerare in relazione alle possibilità che i soggetti incontrano di comunicare, esprimersi e alle possibilità di accedere alle risorse ed opportunità sociali.
Tra coloro che è possibile collocare tra quelli più a rischio sono certamente i soggetti che vivono al di fuori di una rete di sostegno o che non hanno un sistema interno e relazionale in grado da garantire accesso ad opportunità e risorse, da quelle proposte dagli istituti educativi a quelle di socializzazione.
Ed è forse anche per tutto ciò che il giovane vive una condizione di “disattenzione”, “ caduta di investimento” e di “isolamento”. [Dr. Giuseppe Errico]

domenica 10 gennaio 2010

COMUNICATO STAMPA - LA STRADA MAESTRA COME DIRITTO ALLA STUDIO. Solidarietà Volontariato, lotta al disagio minorile.

Il progetto sociale “La Strada Maestra” finanziato dalla Fondazione del Sud (Roma) ideato dalla Associazione Agenzia Arcipelago Onlus di Napoli è un progetto di rete sociale che intende contrastare il disagio minorile, salvaguardare il diritto allo studio, intervenendo sulla dispersione scolastica nei vari comuni dell’hinterland napoletano (Provincia di Napoli e Caserta e la città di Napoli). La metodologia scelta, rivolta ai numerosi ragazzi e minori a rischio sociale, è, da un lato, l’attivazione di corsi e laboratori espressivi e formativi, dall’altro l’accompagnamento sociale per le famiglie.
L’Associazione AGENZIA ARCIPELAGO è un ente senza scopo di lucro (Onlus) costituito nel 1999 (dopo una esperienza scientifica in campo sociale alla fine degli anni ottanta), che opera principalmente nel campo dei servizi sociali e sociosanitari e della ricerca (scienze umane applicate) e la formazione professionale. Inoltre, svolge attività di consulenza, ricerca e sviluppo fondamentalmente nei settori dell’educazione, della formazione, dei servizi sociali connessi in sinergia con attori locali quali enti pubblici locali, aziende ospedaliere, centri per l’impiego, terzo settore, scuole e università. E’ anche un centro di studio, ricerca e sperimentazione sociale che opera nell’ambito delle scienze umane (in primis in psicologia, sociologia, psichiatria) e dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona. Svolge le sue attività grazie alla collaborazione di molti studiosi, ricercatori ed esperti provenienti dal campo delle scienze umane applicate e dei servizi pubblici. Attualmente collabora con enti pubblici, aziende sanitarie e ospedaliere, università, centri di studio italiani e con soggetti privati (terzo settore) per studi, ricerche, sperimentazioni variano dal sostegno psicologico ed educativo al cinema e il documentario sociale. Previsto anche laboratori di orientamento e l’educazione formativa ed istruttiva.
Il progetto “La Strada Maestra” che vede la partecipazione nel partenariato dell’Assessorato all’Istruzione della Regione Campania e di numerose scuole statali ed enti del terzo settore si basa sul concetto di contrasto alla dispersione scolastica, ponendo l’ attenzione alle problematiche complesse e complessive dei minori e delle famiglia a rischio con una integrazione, nei servizi, degli aspetti sociali e scolastici. L’ipotesi progettuale si fonda su una strategia di prevenzione sociale tesa alla formulazione di una serie di interventi sinergici mirati alla prevenzione di quegli eventi multifattoriali così fortemente caratterizzati la condizione del disagio sociale. Si mira alla promozione delle attività e dei servizi innovativi del volontariato e del terzo settore che favoriscono coesione, inclusione sociale e contrasto alla dispersione scolastica.
Nei prossimi giorni (a partire da mercoledi 13 gennaio 2010), inizierà il quinto corso gratuito sul volontariato dal titolo “Tutti Insieme” presso la scuola statale “IPSCT Geremia Piscolo” di Arzano (Napoli). Si prevede una parte pratica per gli allievi e l’utilizzo del video per tutto il periodo scolastico 2009/2010. Il corso tratterà argomenti ed esperienze legate al mondo della solidarietà e vedrà la partecipazione diretta dei ragazzi della 3°A e della 3°C.. Le discussioni sui film sociali, la programmazione, l’ideazione e la messa appunto della sceneggiatura/soggetto (spot sociale), oltre all’analisi di alcuni problemi legati al campo dei servizi sociali, sarà proposta direttamente dai partecipanti intesi a sviluppare metodologia e iniziative verso argomenti “nuovi” e a volte totalmente ignorati dai grandi network nazionali ed internazionali. La finalità del corso prevederà la scrittura (attraverso la scrittura creativa), di un’intera sceneggiatura intesa e programmata per lo svolgimento di riprese e montaggio video. Gli stessi alunni saranno invitati a partecipare come protagonisti del “loro” cortometraggio o medio metraggio. Si intende il corso partecipativo e “ludico”, dinamico e pluralistico. Il tema scelto sarà fondamentalmente sui diritti, diritti umani, diritti della loro città, del luogo, del soggetto… La fase ultima e non programmata del corso intende realizzare materialmente il film o documentario o docufilm. I ragazzi che seguiranno e lezioni e i film in programmazione saranno inviati ad essere ideatori, scrittori, registi, scenografi, “fotografi”, se possibile cameramen, (post produzione), e infine veri e proprio attori.
Un progetto “ambizioso” ed educativo inteso a sviluppare integrazione e alternative scolastiche, collaborazione con i docenti e con gli alunni. Un modo “altro” per affermare che la scuola, l’educazione, la preparazione e le competenze sono un diritto che bisogna far valere dentro e fuori la nostra società.

giovedì 7 gennaio 2010

Verso l’ accompagnamento nei percorsi di inclusione sociale

Negli ultimi anni parlare di dispersione scolastica significa sicuramente descrivere un fenomeno complesso, che racchiude in sé diversi aspetti, come i ritiri, le ripetenze e i drop-out (termine quest’ultimo che suggerisce l’idea di un qualcosa che si “dissolve”). Riteniamo che la dispersione scolastica, come fenomeno umano, contenga aspetti cruciali relativi allo sviluppo della persona e al contesto antropico. Il primo aspetto è che sono soprattutto gli adolescenti (in particolare la fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni) a “disperdersi” nelle scuole. Un secondo aspetto importante riguarda invece, una dimensione più profonda e psicologica del fenomeno che è connessa al particolare momento della vita che attraversa il giovane. A tal proposito, riuscire a livello preventivo a contenere la dispersione scolastica, significa anche cercare di contenere i vissuti di solitudine dell’adolescente (che spesso, a livello più o meno consapevole, vengono alimentati dalla scuola stessa), il suo sentirsi non compreso, o nei casi più preoccupanti, il suo ritenersi “insufficiente” nella vita. Il fenomeno si affronta considerando il problema del disagio adolescenziale e i suoi risvolti a livello scolastico (in senso sia individuale sia collettivo) ed il problema della prevenzione a partire dall’ambiente scolastico stesso. La complessità degli interventi finalizzati alla promozione sociale, alla prevenzione, alla riduzione del danno, al recupero ed inserimento sociale comporta una particolare attenzione alle funzioni di accompagnamento che caratterizzano la relazione con i target tipici del lavoro sociale: minori, giovani, nuclei familiari svantaggiati. Come è possibile rilevare già da queste esperienze , la funzione di accompagnamento si evidenzia per la sua trasversalità rispetto sia alle professioni sociali interessate alla sua implementazione, sia rispetto ai sistemi organizzativi e comunitari coinvolti. L’analisi della funzione di accompagnamento rappresenta un’opportunità strategica per una lettura più organica delle policy di inclusione sociale e delle dinamiche che caratterizzano il lavoro sociale e negli istituti scolastici. In particolare, per la sua trasversalità la funzione di accompagnamento al tempo stesso dipende da e stimola una coerente sistematizzazione del comparto delle professioni sociali. L’accompagnamento scolastico e sociale svolto nelle scuole:

1. Scuola Media Statale “Puccini” Casoria – (NA)

2. Scuola Media Statale “Ludovico da Casoria” (NA)

3. Istituto “Geremia Piscopo” di Arzano (NA)

4. Istituto Comprensivo “Pascoli 2” di Secondigliano (NA)

5. Direzione Didattica di Orta di Atella (CE)

6. Istituto Comprensivo “Palizzi” di Casoria (NA)

7. Scuola Media Statale “Vico” di Arzano (NA)

8. Istituto Superiore “Guglielmo Marconi” Giugliano (NA)

9. 3° Circolo Didattico Statale “G. Carducci” di Casoria (NA)

10. I. T. C. S. “E. Sereni” di Afragola (NA)

assume le caratteristiche di un intervento di sistema (dentro e fuori la scuola) che si sviluppa in un quadro multidimensionale a più variabili di carattere sia inter-organizzativo che intra-organizzativo. Lo sviluppo delle funzioni di accompagnamento, dunque, può procedere solo parallelamente allo sviluppo e al consolidamento dei nodi di scambio e negoziazione tra i vari attori coinvolti nella programmazione e gestione dei percorsi di inclusione sociale.

Quindi, tra le varie attività avviate sociali e formative dal progetto La Strada Maestra, quella relativa alle prassi di accompagnamento di soggetti in difficoltà e a rischio di esclusione sociale è finalizzata ad analizzare le dimensioni operative ed organizzative delle funzioni di accompagnamento. In esito a tale percorso è prevista la realizzazione di interventi formativi e di sostegno, dentro e fuori gli istituti scolastici coinvolti, finalizzati al sostegno alla didattica, alla qualificazione delle funzioni di accompagnamento, sia sul piano della loro progettazione e valutazione che sulla loro effettiva attuazione nella relazione con le diverse tipologie di utenza (ed inserite quindi all’interno di percorsi di accoglienza ed inserimento o reinserimento socioeducativo, ecc.). Attraverso tali attività si vuole pertanto procedere in direzione di un affiancamento sul campo di genitori e docenti, degli operatori sociali e quindi delle reti di welfare locale valorizzando la dimensione dell’accoglienza del bisogno sociale e dell’accompagnamento dei soggetti in condizioni di svantaggio sociale. La prima fase del percorso ha previsto un lavoro di approfondimento attraverso un lavoro di osservazione in ambito scolastico, di interviste a testimoni ed interlocutori privilegiati (docenti di sostegno, etc.) afferenti al mondo scolastico, un lavoro di scambio con coloro che si occupano di politiche e servizi sociali, ad operatori dei servizi territoriali. Le interviste hanno consentito di acquisire numerosi elementi di conoscenza in merito alla dimensione concettuale delle funzioni di accompagnamento, alle dimensioni delle competenze nonché agli aspetti più direttamente correlati alla sfera organizzativa della stessa didattica e degli interventi sociali. Sono emersi inoltre interessanti evidenze circa le interazioni tra le azioni di policy locale e l’efficacia dell’accompagnamento sociale. Nella seconda fase sono stati effettuati interventi su singoli casi (minori a rischio sociale) o intere classi. L’esclusione sociale di soggetti “a rischio” ha rappresentato una condizione legata ad una molteplicità di fattori, che hanno limitato la presa di coscienza delle capacità residue, latenti, di un minore mettendo a repentaglio la sua integrità e il suo benessere globale. L’urgenza di una riflessione approfondita e una operatività, su questo tema, e di una messa a punto di politiche sociali di intervento nasce sostanzialmente da due condizioni: - l’intreccio dei diversi fattori che, in una crescente complessità sociale e culturale, concorrono al rischio di esclusione (non sono infatti più soltanto determinate ed evidenti condizioni di precarietà esistenziale che producono disagio e marginalità, ma una complessità di concause, spesso sfuggenti nelle reciproche influenze, che richiedono nuove e più articolate chiavi di lettura); - la tradizionale “contrapposizione statica fra gli in e gli out, che nasconde l’erosione delle posizioni intermedie”[1]. L’esclusione sociale può generare una catena di reazioni che evidenziano la complessa compenetrazione di piani di vita di cui la stessa marginalità si alimenta: conflittualità, tensione, impoverimento e diminuzione della coesione sociale e del senso di comunità. Attraverso i meccanismi dell’etichettamento, nei gruppi degli esclusi si rinforzano i comportamenti che sono stati motivo di esclusione. È dunque di un pensiero ampio che la polarità inclusione/esclusione ha bisogno per lasciare intravedere altri piani di leva, un pensiero che sappia recuperare ed esplicitare orientamenti di valore in relazione ai meccanismi di funzionamento della società, che superi divisioni, distanze, contrapposizioni (ad es. tra inclusi ed esclusi, poiché sempre più i soggetti “in” sono a rischio di essere “out” in ogni momento della loro vita e per motivi che sfuggono al loro controllo e ad una relativa prevedibilità): gli stessi esclusi, e ancor più i soggetti a rischio di esclusione, devono essere assunti quale parte attiva per comprendere e contrastare dinamiche e situazioni che generano disagio e spingono ai margini della socialità. In tal senso la partecipazione attiva degli esclusi, anche in forme organizzate, costituisce un elemento chiave per lo sviluppo di strategie efficaci di contrasto all’esclusione sociale. Esclusione sociale è uno stato di povertà nel quale l’individuo non può accedere alle condizioni di vita necessarie per soddisfare i suoi bisogni essenziali (cibo, salute, istruzione, ecc.) e per vivere esperienze positivamente partecipative all’interno dei contesti sociali nei quali si vive. In questa prospettiva, dunque, soggetti socialmente esclusi sono tutti quei gruppi di cittadini le cui competenze ed abilità partecipative alla vita sociale sono compromesse in misura rilevante. Con riferimento a questo sfondo di analisi, le dimensioni della funzione di accompagnamento nell’ambito del lavoro sociale, si caratterizzano per gradi di autonomia e si riferiscono all’accompagnamento in condizione di svantaggio verso obiettivi di autonomia ed inclusione sociale, all’accompagnamento allo sviluppo di comunità, all’accompagnamento come azioni di sistema. Si è già posto l’accento sul fatto che l’esclusione sociale sia uno dei fenomeni più diffusi della nostra società e che essa riguardi soprattutto i soggetti definiti fragili, a rischio, in talune circostanze, di cadere in una completa condizione di isolamento dal contesto sociale e lavorativo. Molti (e molto differenti tra loro) sono i soggetti ad esserne esposti. Tratti comuni rimandano al tema dell’identità e della partecipazione alla vita collettiva, degli spazi sociali, dell’appartenenza e della reciprocità. La fragilità di un individuo/gruppo esprime il grado di esposizione ai fattori di rischio da considerare in relazione alle possibilità che i soggetti incontrano di comunicare, esprimersi e alle possibilità di accedere alle risorse ed opportunità sociali. Dr. Giuseppe Errico